Chiara Gatti – Critica e Storica dell’arte
Diceva Yves Klein che «i colori sono esseri viventi, i veri abitanti dello spazio». La linea, per il grande artista francese, era solo di passaggio. «Li percorre, ci passa attraverso». Poi, se ne va. Ma i colori invece la ospitano, la accolgono. Sono aria, atmosfera, ambiente, dimensione. I colori sono luoghi. E hanno nomi meravigliosi: blu di Prussia, rosso di Siena, giallo di Napoli. Ogni appellativo intreccia ragioni storiche e geologiche. Contiene in sé un capitolo del nostro passato, gli umori di una geografia. Quando si guarda un colore, viene spesso in mente un paesaggio. È un riflesso incondizionato; scatta una catena di riferimenti che, penetrando gli occhi, viaggiano spediti fra le sinapsi, nella parte destra del nostro cervello, creando connessioni poetiche e virtuose. Questo accade a Daniela Rossi quando traccia sulla tela, con il suo istinto silvestre, panorami visionari, solo apparentemente astratti. Orizzonti dove il colore, da solo, crea onde e rilievi, stratificazioni, nembi, fronde, profondità umide nella materia. Il bianco emerge dallo sfondo mentre il blu si moltiplica in primo piano. Crescono foreste di verde veronese, verde cinabro, verde persiano, verde mimetico. Si muovono lentamente fondali di azzurro acciaio, ceruleo, fiordaliso, polvere, oltremare. Ogni tonalità corrisponde a una sensazione che cresce, a un déjà vu, a una storia da raccontare. Daniela Rossi entra così con gioia primitiva nei meandri della natura, scava, perlustra, affonda: è una biologa a caccia di un ecosistema palpitante, una botanica che coltiva insieme piante esotiche e officinali. Ogni specie è una sfumatura che fiorisce, un organismo che colonizza la superficie dei suoi quadri a velocità impressionante. Spunta un ramo, un tralcio, un artiglio. la sua pittura è rampicante. Come le radici avventizie dell’edera, gli aculei delle rose incolte, i rametti uncinati. La sua pittura è selvatica. Non si adegua al minimalismo farmaceutico di molta ricerca estetica contemporanea che riproduce le emozioni in vitro. La flora pittorica di Daniela Rossi è vegetazione spontanea. E’ colore che sboccia con germinazione accelerata dal battito, da un terreno fertile. Tecnicamente parlando, il suo colore libero ricorda la scrittura automatica dell’espressionismo astratto americano. Ma Daniela non perde mai la coscienza, non entra in trance. Conduce la partita tenendo fede a un atlante delle emozioni controllate. Vorrebbe , ma non può. La ragione è più forte. Segue una mappa, una geografia che ha coordinate precise. Nord e sud. Sale verso l’alto come le chiome di un ginkgo, scava verso il basso come le radici di una mangrovia. Mani verso il cielo, piedi nella terra. O nell’acqua. Ma mai sospese nel nulla. Mai. Quando l’orizzonte si allontana poi da una visione ravvicinata e microscopica dell’erba ( erede forse dell’ultimo naturalismo arcangeliano), dal mare, dalle ninfee punteggiate di boccioli d’oro, la pittura lascia spazio ad altri scenari…sempre mappati. Profila rilievi rocciosi, scogliere arboree a picco sul bianco opalescente di una giornata tersa. La luce del sole abbaglia. Il sole è una palla dorata che sorge tra i canneti. E più in là, un altro sole tramonta, una seconda luna in un sistema di stelle binarie. E’ un gigante gassoso che pulsa di magma incandescente, compie la sua orbita, si eclissa oltre l’ultima frontiera di un pianeta disperso in un transito planetario. Dalla terra alla luna, dal microscopico al macroscopico, la pittura di Daniela Rossi continua la sua indagine di una natura che non conosce differenze tra l’infinitamente piccolo e l’immenso. Il fascino dell’altrove si nasconde in un filo d’erba tanto quanto nella magia dei corpi celesti. E lei, biologa, astronoma, esploratrice, cacciatrice di giganti, amazzone e skywalker, usa la pittura per viaggiare ai confini della materia. Questi quadri radianti evocano allora scenografie fiabesche, in cui aspetti lirici e ludici convivono in metafisica armonia. Potrebbero essere ambientazioni per i racconti di Lewis Carroll : “Attraverso lo specchio e quello che Daniela vi trovò”. E cioè : un mondo alla rovescia con giardini pensili, città invisibili di retaggio calviniano, ponti sospesi, palazzi di cristallo, torri pendenti, pinnacoli piegati da un vento che non c’è. Ma, attenzione, la composizione non scende nel dettaglio, nella didascalia, nella figura. La forma è data da un colore che assume una forma. La linea, per tornare a Klein, è solo di passaggio. Il colore fa e dice tutto. C’è molta letteratura d’avanguardia in una simile scelta dei toni che scandisono le immagini e, insieme, tradiscono una narrazione ma, soprattutto, un lato spirituale del lavoro. Brilla in sottotraccia la letteratura del principe russo del colore, Kandinskij , le sue teorie sui significati mistici dei pigmenti. Oltre la retina, si fa strada l’effetto psichico di vibrazione che tocca l’anima e che Daniela Rossi modula con istinto musicale.
CHIARA GATTI Febbraio 2017
Nel corso della sua attività artistica, iniziata frequentando la scuola di Grafica 3A di Milano e inaugurando nel 1979 la prima mostra personale a Ferrara, Daniela Rossi ha realizzato scenografie per emittenti televisive e per il teatro del Casino di Sanremo, dipinti su pareti di abitazioni private, scuole, piscine, centri benessere, ludoteche, illustrazioni pubblicitarie e manifesti per eventi di vario genere ( Festival di Sanremo, corsa ciclistica Milano-Sanremo, concerti di musica classica, campagna per l’Affido). Ha esposto i suoi quadri in Italia, Francia, Svizzera e Stati Uniti. Per i bambini ha trasformato camerette in ambienti fantasiosi, con illustrazioni vive di particolari atti a favorire un divertente dialogo con i genitori e quindi l’apprendimento di un linguaggio più ricco e articolato.
Dipinto su parete per bambini
Il critico Michele Tavola, che nel 2011 ha presentato alla Galleria Spazio D di Lecco una mostra di Daniela Rossi ispirata al Libro della Jungla ( nella sezione VIDEO del sito le immagini di quella esposizione ) ha scritto di lei : “.. ha fatto emergere l’atmosfera della giungla indiana dandole forma con colori caldi e intrisi di emozione. Nelle sue tele i personaggi quasi evaporano, mentre diventa protagonista una natura da fiaba, rigogliosa e onirica allo stesso tempo : si vedono luoghi fantastici dove è bello, anche per un solo momento, pensare di fuggire e trovare pace.
Il critico Cesare Orvieto aveva scritto, negli anni ’80 : La ricchezza della fantasia creatrice, unita a una notevole capacità di osservazione che scandaglia i dati della realtà fin nelle pieghe più nascoste, permette a Daniela Rossi di esprimersi nelle sue opere con un’estrema libertà di inventiva, anche se resta coerente lo stile con cui tali opere sono concepite. L’artista articola le sue multiformi immagini su sfondi luminosi e delicati, accendendo con mille variazioni di segni e di colori il ritmo delle visioni. Paesaggi, fondi marini, angoli della natura in cui vibra la vita, vengono riproposti in raffigurazioni piene di energia e armonia, amalgamate con gusto, quasi a fermare sulla tela la copiosa bellezza che ci circonda e di cui troppo spesso siamo spettatori indifferenti.
in copertina con il quadro Mediterraneo nell’ottobre 1986
dipinto murale Bordighera agosto 1990
Anche il critico Emilio Gaggino scriveva nel 1980 :
La gioiosa pittura di Daniela Rossi riflette una forza interiore creativa, onirica. Con i suoi elaborati dai colori squillanti, con un fluire di fraseggi musicali per luminosità e delicatezza, stabilisce un rapporto di immediata intesa con il pubblico osservatore. L’artista sa scegliere e determinare con logica la palpitante figura del paesaggio e della vita a corredo, riesce d’istinto a trasferire sulle tele, in una sfera ideale, le sue intime fantasie sull’esistenza di un mondo fatato. E’ un poema di narrativa figurata, toccante, squisita come i racconti dell’Andersen, dei Fratelli Grimm. Siamo di fronte ad un’artista dal sicuro gusto selettivo e dalla mano sicura sia nel tratto che nella scelta cromatica..”